DESCLAIMER: Con lo scorso sondaggio, ho chiesto di quale libro avrebbe trattato la mia prossima recensione. Il vincitore è stato Colpa delle stelle, ed ecco qui ciò che penso di questo libro.
Avviso che la recensione è molto soggettiva (anche se solitamente cerco di essere il più oggettiva possibile), e che il libro NON mi è piaciuto, è stato una profonda delusione.
Molto spesso, quando si parla male di Colpa delle stelle, i fan cercano sempre di farti sentire in colpa (notate il gioco di parole), ma io sono fatta così: non ho cercato di farmelo piacere (nonostante avessi delle aspettative altissime, e sono quelle che mi hanno fregato) per forza, solo perché parla di due ragazzi malati di cancro. Non avevo nemmeno astio nei confronti del libro o dell'autore: l'ho letto quando ancora non era molto famoso e di John Green ho ben tre libri.
Detto questo, pace, amore e fratellanza. La recensione sarà caratterizzata da spoiler, se non avete letto il libro e avete intenzione di farlo NON LEGGETELA.
Titolo: Colpa delle
stelle
Autrice: John Green
Traduttore:
Numero di pagine: 360
Pubblicato: gennaio 2012
(in America)
Edizione: Rizzoli
Prezzo: 16.00 euro
Trama: Hazel ha sedici anni, ma ha già alle
spalle un vero miracolo: grazie a un farmaco sperimentale, la malattia che anni
prima le hanno diagnosticato è ora in regressione. Ha però anche imparato che i
miracoli si pagano: mentre lei rimbalzava tra corse in ospedale e lunghe
degenze, il mondo correva veloce, lasciandola indietro, sola e fuori sincrono
rispetto alle sue coetanee, con una vita in frantumi in cui i pezzi non si
incastrano più. Un giorno però il destino le fa incontrare Augustus,
affascinante compagno di sventure che la travolge con la sua fame di vita, di
passioni, di risate, e le dimostra che il mondo non si è fermato, insieme
possono riacciuffarlo. Ma come un peccato originale, come una colpa scritta
nelle stelle avverse sotto cui Hazel e Augustus sono nati, il tempo che hanno a
disposizione è un miracolo, e in quanto tale andrà pagato.
Recensione: si era
alzato un tale polverone attorno a questo libro, che avevo paura di cominciare
a leggerlo per paura di rimanerne troppo rapita o devastata. Come si noterò
dalla valutazione non del tutto piena, questo libro mi ha lasciato una punta di
delusione e non ha confermato tutte le recensioni positive che ho letto sul suo
conto.
Diciamo subito che
questa recensione sarà abbastanza complessa da seguire, perché le cose che ho
da dire sono parecchie e il discorso è anche abbastanza difficile, quindi spero
che voi mi seguiate e che riusciate a comprendere ciò che voglio dirvi.
Mi ha un infastidito,
per prima cosa, la traduzione errata dall’inglese all’italiano, anche se,
ovviamente non si può dare la colpa a John Green. Un significato così profondo
storpiato da un cambio di preposizione!
Ma andando al
contenuto del libro...
I personaggi
Hazel e Augustus sono
la prima cosa che mi ha fatto storcere il naso. Entrambi stanno vivendo
difficili situazioni con le loro malattie, chi di più, chi di meno e non nego
il fatto che siano veramente interessanti. Fondamentalmente, però, hanno due
problemi: il primo, il fatto che siano uguali.
Hazel è un Augustus al maschile e Augustus è una Hazel al femminile. Quando
parlano, non c’è uno scambio di opinioni o un dibattito costruttivo, rafforzano
l’uno ciò che dice l’altra, rendendo i loro discorsi anche abbastanza noiosi.
Di conseguenza, utilizzando la prima persona, riusciamo a capire anche com’è
fatto Augustus senza ricorrere ad approfondimenti, dato che pensa esattamente
come pensa Hazel.
Il secondo problema è
la loro maturità. Capisco che hanno vissuto
e stanno vivendo un periodo complicato della loro vita e un problema
comunque grave, ma hanno una maturità che un ragazzo di sedici o diciassette
anni non ha e non avrà mai nella vita
reale. Sono come Silente e la McGranitt: due vecchietti di novant’anni che
hanno trascorso la vita a combattere guerre. Anche se sei stato malato di
cancro, ovviamente sei un po’ più maturo degli altri, ma non saggio come Gandalf o come un nonno!
Le metafore
Questo libro è
disseminato di metafore nascoste, che il 70% dei fan non avrà manco capito.
Dalle uova strapazzate, al bacio nella casa di Anna Frank. Ma la più
importante, la ricerca di Peter van Houten per scoprire come continua il libro
“Un’imperiale afflizione”, invenzione geniale di John Green e libro preferito di
Hazel. È un’evidente non rassegnazione alla morte da parte di questi due
ragazzi che sanno perfettamente di esservi prossimi, e che vogliono sapere cosa
succederà una volta che avranno lasciato questo mondo.
Diciamo che io sono
sempre per il premiare l’impegno, e in questo John Green penso che si sia
veramente dato da fare, ma forse ha dimenticato che il libro è diretto a dei
ragazzi, di cui al 90% importa solamente di vedere gli sviluppi di una storia
d’amore. Ovviamente credo che il suo scopo è quello di far lavorare anche un
po’ il cervello, infatti in molti punti porta anche a riflessione e offre
spiegazioni filosofiche su vari meccanismi della vita.
Amore vs Cancro
Una delle cose che mi
ha più irritato di questo libro, è il fatto che l’autore abbia messo davanti ad
un tema importante come il cancro, l’amore.
Forse perché io sono
fermamente convinta che l’amore non sia la forza devastante e potente che ci
viene descritta nei libri, ma credo che prima di questo ci sia qualcosa di più
importante, ma John Green, per
permettere una storia d’amore tra questi due ragazzi, ha creato una pillola che
aiuta Hazel a sopravvivere nonostante il cancro. Una trovata che non mi è piaciuta,
perché appunto ha spostato una malattia che distrugge in secondo piano per
favorire una storia d’amore.
Questa è una cosa che
veramente non ho capito di questo libro. Perché abbassare la gravità del
cancro, sapendo che questo libro è destinato a persone sane? Forse perché a
queste persone sane importa solamente di leggere una storia d’amore romanzata e
impossibile nella realtà?
Io penso che alcune
situazioni non possano essere modificate nei libri, e quando leggo di cancro
vorrei leggere qualcosa di crudo e significativo che mi porti a riflettere
sulla condizione di queste persone, non sull’amore apparentemente impossibile.
Il finale
Il finale l’ho
trovato totalmente senza senso, e di conseguenza, non mi ha minimamente
sfiorato. Infatti, come molti mi dicevano, non ho pianto e non ho fatto
nient’altro, anzi, non ho terminato nemmeno il libro, fermandomi al capitolo
23, mi sembra. Molti mi hanno apostrofato dicendo che sarei dovuta andare
avanti a leggere, perché lì avrei capito che la morte di Augustus è servita a
far maturare Hazel e così via, ma è una cosa abbastanza ridicola, per Hazel è già matura! Non puoi creare prima una
piccola McGranitt, e poi pretendere che maturi ancora! Ripeto: Hazel ha già
raggiunto un livello di maturità massimo sia per la sua età che per l’uomo in
generale, infatti dicevo anche prima che lei e Augustus sono saggi, e non maturi. La morte di quel
povero ragazzo è servita solamente a distruggere Hazel ancora di più.
Scene di cattivo gusto e realismo
Diciamo che per la
prima metà, il libro mi ha abbastanza annoiata. È riuscito ad appassionarmi
soltanto durante il viaggio ad Amsterdam, in cui i due ragazzi sono alla
ricerca del continuo del libro. Davvero di cattivo gusto, il bacio nella casa
di Anna Frank con tanto di applauso da altri turisti, che ho trovato
irrispettoso (per quanto John Green
volesse farci capire che la vita va vissuta nonostante il dolore). Inoltre è
stato molto frettolosa anche l’organizzazione del viaggio stesso, calcolando
che loro partono da Indianapolis, e
pensare che ad un certo punto ho creduto che vivessero in Inghilterra anziché
in America! Anche la ricaduta di August è stata un po’ troppo campata per aria,
a parte il litigio pre-viaggio con la madre, non vi è più alcun segnale, e non
è che una ricaduta viene lasciata così. Se c’è speranza che mio figlio possa
guarire, come madre non gli permetterei mai di andare oltreoceano, a meno che
non si sappia già che morirà, e allora la vacanzetta te la permetto.
Diciamo anche che in
questo romanzo ci sono parecchi personaggi, ma tutto gira attorno ai due
protagonisti. Sarebbe stato interessante, magari con una terza persona,
approfondirli e non buttarli e lasciarli lì senza permetterli più di avere voce
in capitolo. Per esempio, i genitori di Hazel. Il cancro è devastante per
tutti, non solo per chi lo ha. Cosa ne pensano di tutto questo?
Pro di questo romanzo
Esattamente, perché
effettivamente ha anche delle cose positive. Innanzitutto alcuni personaggi,
come lo scrittore Peter van Houten, la sua assistente dal nome incomprensibile
e le riflessioni intelligenti di Hazel.
In generale consiglieri questo romanzo ad un ragazzo, perché, per quanto non mi
possa essere piaciuto, non può che far bene rimanere a riflettere un po' sui temi che cerca di trattare (male, secondo me, ma almeno ci prova).
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